Martedì 6 novembre, il Messaggero: Avambraccio riattaccato e salvato
Martedì 6 novembre, il Messaggero: Sollievo a San Lorenzo. «Si riprenderà presto»
Martedì 6 novembre, il Messaggero: «Speriamo di rivederlo presto»
Martedì 6 novembre, il Messaggero: Riattaccato il braccio amputato
Martedì 6 novembre, il Piccolo: Fiumicello perde il passo
Martedì 6 novembre, il Piccolo: Raffaele Lepre ora può sorridere: il suo braccio è salvo
Mercoledì 7novembre, il Piccolo: Lepre, seconda operazione a Gorizia
Mercoledì 7 novembre, il Gazzettino: In Portogallo col Credito cooperativo
Domenica 11 novembre, il Messaggero: Proteste per la posta in ritardo
Martedì 13 novembre, il Gazzettino: Il paese rifà il look
Giovedì 15 novembre, il Messaggero: La pensione di reversibilità arriva dopo sei mesi
Sabato 17 novembre, il Piccolo: I Ds: «La scuola non si tocca
Domenica 18 novembre, il Messaggero: Ricordo di don Bison»



Positiva conclusione della drammatica vicenda avvenuta mercoledì scorso nello stabilimento Ansaldo di Monfalcone Avambraccio riattaccato e salvato
Funziona l’arto che era stato tranciato a un giovane operaio di Fiumicello in un incidente sul lavoro «L’intervento è perfettamente riuscito e, dal punto di vista operativo, il paziente potrebbe essere dimesso già quest’oggi». A parlare sono i medici che formano l’èquipe del reparto di microchirurgia dell’ospedale sloveno di San Pietro, a meno di un chilometro di distanza dal valico di confine. Gli stessi che, mercoledì scorso, hanno letteralmente riattaccato l’avanbraccio al corpo di Raffaele Lepre, il 24enne di Fiumicello che quella stessa mattina era rimasto vittima di un terribile incidente sul lavoro, all’Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone. Oltre dieci ore di sala operatoria per il giovane tornitore e per i suoi quattro “angeli custodi”: i due medici chirurghi che hanno eseguito l’intervento, Krunoslav Margic e Igor Paviln, e l’anestesista Jelka Pirc e la strumentalista Svletana Rutar, che li hanno assistiti. I particolari dell’operazione e le condizioni cliniche del paziente sono stati illustrati ieri durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il direttore generale dell’ospedale di San Pietro, dottor Ziberna, il responsabile del reparto di microchirurgia, Vasja Kruh, e il dottor Marino Lutman, del reparto di ortopedia dell’ospedale civile di Gorizia. «Si è trattato di un intervento molto delicato e complesso - hanno spiegato i sanitari -, perché abbiamo dovuto lavorare su un arto praticamente strappato e tessuti, tendini e vene spappolati. Per fortuna, casi del genere sono molto rari. Il nostro reparto esegue centinaia di interventi all’anno, ma di entità molto meno grave. Qualcosa di simile si era verificato soltanto un paio di anni fa, quando avevamo salvato il piede di una donna, anche lei cittadina italiana, che era rimasta coinvolta in un incidente stradale». Forte di oltre vent’anni di esperienza, l’equipe coordinata dal dottor Kruh e specializzata in microchirurgia e plastica di ricostruzione, rappresenta il fiore all’occhiello del nosocomio di San Pietro, un ospedale che serve un bacino d’utenza di circa 100 mila abitanti e che effettua complessivamente circa 3 mila interventi all’anno. La mattina dell’incidente, il giovane infortunato avrebbe dovuto essere trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Pordenone, specializzato in trapianti. Ma la nebbia fitta aveva costretto i sanitari del 118 a dirottare sulla più vicina struttura slovena. Là, per Lepre si erano immediatamente spalancate le porte della sala operatoria e gli stessi medici si erano detti fiduciosi sul buon esito dell’intervento, anche grazie alla prontezza con la quale i colleghi del giovane avevano recuperato l’avanbraccio amputato, avvolgendolo nel ghiaccio per bloccare l’emorragia. «Certo, Raffaele non tornerà ad avere la mano di prima e potrà riacquistare soltanto alcune delle funzioni proprie del braccio, come la capacità di piegare il polso e quella di sollevare un certo tipo di pesi - hanno precisato i medici dell’èquipe -. Ma almeno ha recuperato il proprio arto, invece che sostituirlo con una protesi. Per stabilire con precisione i risultati dell’innesto, comunque, dovranno trascorrere un paio di anni. A quel punto, non è escluso che si decida di procedere con un secondo intervento». Le peripezie, per il giovane di Fiumicello, non sono ancora terminate. L’incidente, causato dall’improvviso volo di uno “scudo” (lamina di protezione dei motori elettrici) al quale Raffaele stava lavorando su un tornio verticale e che gli è scappato dalle mani andando a tranciargli il braccio destro all’altezza del gomito, lo ha infatti ferito anche sulla parte destra del femore. Il giovane, dunque, dovrà tornare ancora una volta sotto i ferri. Ma resta da decidere dove e quando effettuare l’intervento. Il paziente potrebbe essere trasferito all’ospedale di Gorizia oppure a quello di Monfalcone. Luana de Francisco


Tutti in paese sono stati vicini alla famiglia di Raffaele. «E’ un ragazzo forte e coraggioso» Sollievo a San Lorenzo. «Si riprenderà presto»
«Siamo tutti felici che a Raffaele sia stato riattaccato con successo l’avanbraccio destro e che, dopo quel tremendo incidente sul lavoro, del quale è stato involontario protagonista, possa cominciare adesso gradualmente le terapie per riprendersi». E’ una donna di San Lorenzo di Fiumicello, il paese dove il giovane risiede con la famiglia, a parlare un po’ a nome della comunità mentre le s’illumina letteralmente il volto nel commentare la bella notizia che arriva dall’ospedale di San Pietro, in Slovenia, e senza perdere altro tempo informa subito una vicina. «Spero - aggiunge ancora - che Raffaele torni quanto prima: in famiglia lo aiuteranno certamente a guarire molto presto». Nella palazzina di via Rigonat, al numero 10, dove vive la famiglia Lepre, le luci sono spente a quest’ora del pomeriggio di lunedì 5 novembre. Non c’è nessuno: papà Venerio e la mamma sono infatti ancora a San Pietro, accanto al figlio che l’altro mercoledì, nello stabilimento dell'Ansaldo di Monfalcone, ha rischiato di morire: una lamina di protezione dei motori elettrici gli aveva tranciato quasi completamente l’avanbraccio destro all’altezza del gomito. I due genitori sono da allora al capezzale del ragazzo, nel reparto dell’ospedale civile di San Pietro. Il giorno dell’incidente c’era la nebbia e l’elisoccorso, che doveva raggiungere inizialmente il centro trapianti di Pordenone, è stato dirottato poi in Slovenia. «Ci sono chirurghi specializzati in microchirurgia anche all’ospedale di San Pietro e anche molto bravi a quanto dicono - afferma un anziano di San Lorenzo -. I genitori di Raffaele, da quel mercoledì, passano costantemente le giornate là. Per il ragazzo deve essere stato davvero un brutto momento: ho saputo dai suoi familiari che dovrà fare molta riabilitazione e venerdì, forse, dovrà subire un’operazione chirurgica anche all’anca sinistra, colpita pure dalla "scudo" metallico che è volato in aria mentre lavorava al tornio. Importante è comunque che Raffaele si riprenda del tutto e che torni presto in paese. E’ un ragazzo coraggioso, forte, sono sicuro che riuscirà a tornare come prima». I compaesani ricordano anche che Raffaele Lepre alcuni anni fa era rimasto vittima di un incidente stradale e, anche allora, aveva visto la morte in faccia. A San Lorenzo di Fiumicello tutti hanno seguito con apprensione le notizie sull’infortunio avvenuto a Monfalcone, tra timori e speranze. La conferenza stampa di ieri, nella quale i medici del reparto di microchirurgia hanno confermato l’esito positivo dell’intervento, durato oltre dieci ore, riporta il sereno anche in paese e la notizia è accolta con soddisfazione e un sospiro generale di sollievo. Non resta che prepararsi a festeggiare il ritorno di Raffaele, tra qualche giorno, per fargli dimenticare il momento in cui lo «scudo» metallico si è sganciato dal banco su cui stava lavorando. Un proiettile che l’ha colpito al braccio destro, appena sotto il gomito, staccandoglielo e ferendolo anche all’inguine. Il raccapricciante infortunio si è verificato nel reparto di tornitura dello stabilimento Ansaldo che produce motori elettrici di medie e grandi dimensioni. Raffaele non è un operaio inesperto, anzi. Eppure stavolta non ha potuto evitare quanto è accaduto.


«Speriamo di rivederlo presto»
Vicini di casa e compaesani felici per l’esito dell’operazione «Sono felice che a Raffaele sia stato riattaccato il braccio destro e che il ragazzo, dopo il brutto incidente sul lavoro del quale è stato involontario protagonista, cominci a riprendersi». E’ una donna di San Lorenzo di Fiumicello, il paese dove il giovane risiede con la famiglia, a parlare e le s’illumina il volto nel commentare la bella notizia e senza perdere altro tempo informa una vicina. «Spero che il giovane torni presto a casa - conclude -: in famiglia si riprenderà prima». Nella palazzina di via Rigonat, al n° 10, dove abita la famiglia Lepre, le luci sono spente, non c’è nessuno: papà Venerio e la mamma del giovane che l’altro giorno, all'Ansaldo di Monfalcone, ha rischiato di morire: una lamina di protezione dei motori elettrici gli ha tranciato quasi completamente il braccio destro all’altezza del gomito, sono al capezzale del figlio, nel reparto ortopedia dell’ospedale civile di San Pietro, in Slovenia. Il giorno dell’incidente c’era la nebbia e l’elisoccorso, che doveva raggiungere il centro trapianti di Pordenone, è stato dirottato in Slovenia. «Ci sono chirurghi specilizzati in microchirurgia anche all’ospedale di San Pietro - afferma un anziano di San Lorenzo - e i genitori di Raffaele passano le giornate in Slovenia, al fianco del loro figlio. Per il 24enne sarà dura superare questo brutto momento: ho saputo dai suoi familiari che dovrà fare molta riabilitazione e venerdì, forse, dovrà subire un’operazione chirurgica anche all’anca sinistra, colpita anch’essa dalla "scudo" metallico che è volato in aria mentre il giovane lavorava al tornio. Importante è che Raffaele si riprenda e che torni presto a casa: è un ragazzo coraggioso, sono sicuro che riuscirà a tornare come prima». Raffaele Lepre alcuni anni fa era stato vittima di un brutto incidente stradale e, anche allora, aveva visto la morte in faccia, ma a San Lorenzo di Fiumicello tutti sono convinti che anche questa volta ce la farà e ritornerà a casa presto.


Eccezionale operazione Riattaccato il braccio amputato
«L’intervento è perfettamente riuscito e, dal punto di vista operativo, il paziente potrebbe essere dimesso già quest’oggi». A parlare sono i medici che formano l’équipe del reparto di microchirurgia dell’ospedale sloveno di San Pietro, a meno di un chilometro di distanza dal valico di confine. Gli stessi che, mercoledì scorso, hanno letteralmente riattaccato, in oltre dieci ore di operazione, l’avambraccio al corpo di Raffaele Lepre, il 24enne di Fiumicello che quella stessa mattina era rimasto vittima di un terribile incidente sul lavoro, all’Ansaldo sistemi industriali di Monfalcone.


Nel girone C la Risanese allunga: adesso ha tre punti sull’inseguitrice più vicina Fiumicello perde il passo
Con una secca tripletta la capolista Risanese aumenta ancora il suo vantaggio portandosi ora a +3 sulla seconda in classifica, la Pro Fiumicello. Al terzo posto troviamo il Lavarian Mortean e poi il Corno a quota 12. Tralasciando la gara della Risanese, dunque, della quale non ci sono grossi commenti da fare, parliamo del Lavarian che è andato a Sedegliano a conquistare l’intero bottino. La partita è stata abbastanza equilibrata fino al momento del primo gol, al 25' della ripresa, e poi è passata tutta in mano del Lavarian stesso che ha dominato fino alla fine. Gara equilibrata, ma che è finita 0-0, anche quella tra Buttrio e Pieris. «La partita è stata combattuta e sufficientemente bella da entrambe le parti - dichiarano i dirigenti del Pieris - abbiamo difeso bene e una nota di merito va al nostro portiere Dapas». Continua la sagra dei pareggi anche tra Pro Fiumicello e Castions e anche su questo campo, le dichiarazioni delle due squadre sono state abbastanza diplomatiche. «La gara è stata tranquilla - dicono - e il risultato finale non poteva essere che un pareggio». A quota 11 è salito anche il Terzo di mister Fiorillo che con un bel poker ha fatto fuori l'ostica Maranese. «Il primo tempo è stato scialbo e privo di azioni - dicono al Terzo - poi abbiamo rotto il ghiaccio e nel secondo tempo e non c'è stata più storia. Una nota di merito alla new entry Luca Furlan che domenica ha esordito e ci ha anche regalato un bel gol». Anche a proposito del Comunale Teor, per concludere, i commenti di tutta la società sono stati più che entusiastici. «La partita con il Villanova è stata un nostro monologo, e oltre al gol segnato su rigore abbiamo anche sbagliato parecchie altre occasioni». Cristina Boemo


Conferenza stampa dell’équipe slovena che ha operato l’operaio di Fiumicello: «Solo il tempo potrà farci comprendere il grado di recupero funzionale dell’arto» Raffaele Lepre ora può sorridere: il suo braccio è salvo
L’intervento eseguito dall’équipe di microchirurgia dell’ospedale sloveno di San Pietro che ha consentito di riattaccare l’avambraccio destro all’operaio friulano Raffaele Lepre, rimasto mutilato mercoledì scorso all’Ansaldo, è perfettamente riuscito. Ma per verificare il recupero della funzionalità dell’arto i tempi saranno tutt’altro che brevi. Si parla di mesi, se non di anni. Lo ha reso noto ieri in una conferenza stampa l’équipe (al completo) che ha eseguito l’intervento: il primario Krunoslav Margic, il suo aiuto Igor Pavlin, l’anestesista Jelka Pirc, il responsabile della strumentazione Svetlana Rutar, oltre al responsabile del dipartimento Vasja Kruh e al medico goriziano Marino Lutman. E Raffaele Lepre, nel suo letto, è apparso in buone condizioni di salute e di spirito. L’intervento, hanno sostenuto i medici, è stato uno dei più difficili mai eseguiti dalla struttura sanitaria slovena, normalmente alle prese con traumi di portata più limitata. La tipologia dell’amputazione - è come se il braccio fosse stato strappato - ha reso necessaria la riduzione dei vasi sanguigni e la ricostruzione dei tessuti e del sistema circolatorio. Un’operazione complessa che ha impegnato per oltre dieci ore i medici, alternatisi al tavolo operatorio con turni precisi a seconda delle fasi dell’intervento chirurgico. L’esito è stato definito soddisfaciente. Tutto da verificare invece il recupero funzionale dell’arto. A cominciare dalla sensibilità, fino alla capacità di sostenere pesi o compiere movimenti complessi. Su questi aspetti solo il tempo potrà dare risposte precise. Qualsiasi risultato comunque, è stato detto, è meglio del ricorso a una protesi. Raffaele Lepre non sarà un mutilato. L’impegno della struttura sanitaria slovena nell’occasione è stato definito «totale». Margic ha rilevato come nessuno dei medici che hanno eseguito l’intervento fosse quel giorno in servizio. Non solo. Alla fine l’équipe ha dovuto affrontare altri casi urgenti che nel frattempo si erano presentati. Ma il calvario di Raffaele Lepre non è concluso. L’operaio di Fiumicello deve ora affrontare un secondo intervento all’anca destra, sempre in seguito all’infortunio, che potrebbe essere eseguito nello stesso ospedale di San Pietro. «La cooperazione tra le strutture ospedaliere transfrontaliere esiste - ha rilevato Margic -, esiste anche un protocollo per definire le questioni burocratiche ed economiche e giungere a una forma di convenzione. Ma finora è mancata la volontà politica di attuarlo». Quindi Lepre potrebbe anche lasciare l’ospedale sloveno ed essere operato in Italia, forse a Monfalcone. Il reparto di microchirurgia di San Pietro ha iniziato la sua attività nel ’74 ma ha eseguito il primo vero intervento per riattaccare parti di arto amputate nell’80: migliaia quelli eseguiti finora, alcuni molto complessi. Come due anni fa quando fu salvata la gamba a una ragazza italiana coinvolta in un incidente stradale.


Il dottor Margic: sarebbe bello creare un team italo-sloveno che raccolga il personale dei due ospedali. Ancora troppi gli ostacoli burocratici Lepre, seconda operazione a Gorizia
Il giovane tornitore al quale è stato riattaccato un braccio a San Pietro sarà sottoposto a un altro intervento Potrebbe essere sottoposto a un secondo intervento già entro la fine della settimana il giovane tornitore di Fiumicello rimasto vittima di un grave incidente del lavoro, la settimana scorsa, all’Ansaldo di Monfalcone. Dopo il delicatissimo intervento eseguito dall’équipe del reparto di chirurgia plastica dell’ospedale di San Pietro, in Slovenia, che ha restituito a Raffaele Lepre l’uso della propria mano (l’avambraccio destro gli era stato letteralmente tranciato da una lamina metallica piombatagli addosso mentre stava lavorando su un torno verticale), si tratterà ora di curare la lesione all’anca destra procurata nello stesso incidente. Il problema è che Raffaele era stato già operato alcuni anni fa all’anca sinistra, in seguito a un incidente stradale. Per quanto meno urgente, l’intervento richiederà dunque la massima attenzione. Questa volta, però, il paziente sarà operato nell’ospedale civile di Gorizia. Ossia, a poche centinaia di metri di distanza dal nosocomio nel quale è stato ricoverato subito dopo l’incidente. Ma nel mezzo c’è una frontiera. Non una semplice linea di confine, ma un vero e proprio sbarramento che impedisce alla collaborazione sanitaria di realizzarsi come potrebbe. E, soprattutto, come vorrebbero i sanitari delle due strutture ospedaliere. «La collaborazione, attiva già da una ventina di anni sia sul piano degli interventi di chirurgia sia su quello delle emergenze, che ci hanno spesso portati a operare nell’ospedale di Gorizia – ha spiegato il dottor Krunoslav Margic, responsabile del dipartimento di chirurgia plastica di San Pietro –, è basata quasi esclusivamente sull’entusiasmo di noi medici. Il nostro sogno è quello di creare un team misto italo-sloveno per grandi interventi che raccolga il personale di tutti i reparti dei due ospedali. Gli esempi di cooperazione non mancano: in passato Gorizia ci ha sempre messo a disposizione le sue scorte di sangue, le apparecchiature per la Tac e per gli ultrasuoni». «Il problema – ha continuato il dottor Margic – è che si è sempre operato in maniera per così dire illegale. Certo, esiste un protocollo d’intesa che parla di una cooperazione sanitaria a carattere transfrontaliero e diversi politici, come Volcic e il compianto Bratina, hanno detto e fatto molto in questa direzione. Eppure, mancano ancora le licenze necessarie, non esiste alcuna copertura medico-legale per le nostre prestazioni». In altre parole, i medici sloveni non possono oltrepassare il confine per andare a operare in Italia, né quelli italiani possono fare altrettanto in territorio sloveno. «Ci troviamo di fronte a ostacoli e limiti burocratici davvero ridicoli – gli ha fatto eco il medico chirurgo Igor Pavlin –. Alcuni esempi? L’elisoccorso non può trasportare un paziente dall’Italia alla Slovenia, ma deve atterrare a Gorizia e consegnare il paziente a un’ambulanza affinché lo accompagni oltre il confine. Ci è anche capitato di essere chiamati a intervenire in piena notte dai colleghi italiani e di dovere sospendere a metà l’operazione, per l’assenza di apparecchiature adeguate. Per non parlare delle difficoltà di carattere finanziario: l’assicurazione italiana non copre le spese sanitarie prestate oltreconfine». Intanto, per fortuna, resta la consolazione di vedere una mamma e il suo figliolo di appena 24 anni finalmente sorridenti, dopo lo spavento procurato dal terribile incidente sul posto del lavoro. «Riesco già a muovere le dita – ha raccontato Raffaele, che tra alcuni giorni sarà dimesso dal settimo piano dell’ospedale di San Pietro –, ma so che ne avrò per almeno un paio di anni, tra riabilitazione e controlli. Qui mi sono trovato molto bene, i medici sono davvero in gamba e l’ambiente è tranquillo e accogliente». Accanto a lui, sul tavolino, gli fanno compagnia il cellulare, che vibra senza sosta, e un leone di peluche, regalo dei suoi tanti amici. Luana de Francisco


In Portogallo col Credito cooperativo
È passato solo un mese dalla gita in Portogallo, ma la Banca di credito cooperativo di Aiello e Fiumicello sta già organizzando altri appuntamenti per i soci. Per ora è in programma la visita ai mercatini di Natale in Austria e anche a quelli di Merano e Bolzano, nel ponte dell'8 dicembre. In questi giorni, intanto, i partecipanti alla gita in Portogallo si sono ritrovati per scambiarsi foto e guardare i filmati della loro vacanza, che ha toccato Lisbona, Cascais ed Estoril, nonchè Fatima. Hanno ricordato piacevolmente gli spettacoli di Fado e le tipiche cene medievali nei castelli.


VILLA VICENTINA La distribuzione fa capo all’Ufficio di Fiumicello, che ha solo 4 addetti Proteste per la posta in ritardo
Le lamentele dei residenti: c’è soltanto un dipendente a occuparsi di oltre 500 famiglie Proteste a Villa Vicentina per il servizio postale, del quale si occupa un solo adetto. E il risultato è che la posta giunge spesso in ritardo. Inevitabili le lamentele da parte delle circa 500 famiglie che risiedono in paese. «Abbiamo protestato anche noi con la nostra sede centrale - spiegano gli impiegati dell'Ufficio postale del paese-: non siamo in grado di fare di più». Come si diceva, il servizio di consegna posta a domicilio è attualmente a carico dell'Ufficio del comune di Fiumicello, che dispone di quattro addetti, uno solo dei quali è incaricato di distribuire la posta a Villa Vicentina. A un solo portalettere sono dunque affidate centinaia di famiglie: un territorio è considerato vasto dal punto di vista logistico e il portalettere deve darsi parecchio da fare per consegnare la posta in orario. «Alla nostra sede centrale - ribadiscono gli impiegati dell'ufficio postale di Villa Vicentina - abbiamo inviato una lettera: non spetta a noi prenedere i provvedimenti necessari». Il motivo di questo disservizio? Una diversa organizzazione della distribuzione, probabilmente motivata da problemi di carattere economico, che va però a scapito degli utenti. A Villa Vicentina, per andare incontro alle Poste, alcuni utenti accetterebbero di ricevere la posta nel pomeriggio, ma il mancato recapito giornaliero non è accettabile. Ci sono scadenze e urgenze da rispettare e il mancato arrivo di una cartella o una lettera importante potrebbe mettere in difficoltà l'utente. Se un portalettere non è sufficiente per garentire il servizio, affermano le famiglie che porotestano per il problema, spetta dunque alle Poste risolvere il problema assumendo altro personale.


Bandito dal Comune concorso d’idee Il paese rifà il look
È partito da pochi giorni un concorso di idee, indetto dal Comune per riqualificare alcune zone del paese. Si tratta di un bando pubblico per intervenire in piazza 1. Maggio, via Gramsci e piazza Aldo Moro. Gli interventi da realizzarsi rientrano negli obiettivi che l'attuale amministrazione si era posta fin dall'inizio e il bando ha lo scopo di vagliare il maggior numero di proposte possibili, presentate da professionisti, in modo da avere le idee più chiare. Le zone indicate sono interessate da problemi di vario tipo: via Gramsci, ad esempio, ha molti problemi di viabilità e l'idea di base sarebbe quella di realizzarvi una pista ciclabile, risistemando quindi gli incroci principali, predisponendo dei parcheggi, che iniziano a diventare un problema per la via principale. «Si tratta di un obiettivo a lunga scadenza - precisa il sindaco Paolo Dean - che verrà realizzato nel corso degli anni. In questo momento vogliamo però iniziare già a valutare alcune possibilità». Anche per le altre zone gli obiettivi sono gli stessi: realizzare dei parcheggi, rivedere la viabilità, creare un'ecopiazzola. I progetti dovranno essere presentati entro due mesi e verranno valutati da un'apposita commissione. Il primo lotto di lavori è previsto nel 2002 e si rivolgerà a piazza 1. Maggio. M.T.


La pensione di reversibilità arriva dopo sei mesi
Il 13 settembre scorso ho perso mio padre. Tra le tante cose che si devono fare in queste occasioni, c’è anche la necessità di regolarizzare la posizione amministrativa di chi scompare a favore di chi resta. Nel mio caso si tratta di mia madre, una donna di 76 anni che vive da sola e con gravi problemi di salute. Nella nostra semplicità e correttezza il giorno 16 settembre, giorno di riscossione della pensione presso l’ufficio postale, io e mio fratello abbiamo provveduto a notificare che non ci sarebbe stato ritiro dato che nostro padre era deceduto in data antecedente. E così è stato. Ovviamente ci siamo attivati per avviare la pratica di reversibilità della pensione a favore di mia madre ritenendola, erroneamente, una pura formalità amministrativa. Niente di più sbagliato! L’Inps ci ha comunicato che la reversibilità non sarà operativa prima di sei mesi, sempre che non ci siano impedimenti... Abbiamo tentato in più occasioni di ottenere un incontro con la persona responsabile della pratica e quello che abbiamo ottenuto è stato soltanto scortesia, irreperibilità e totale mancanza di informazioni attendibili e complete. Abbiamo altresì, ormai scoraggiati, chiesto di poter almeno usufruire di un piccolo acconto, e anche qui la risposta è stata negativa e stizzosa. Da notare inoltre che nell’archivio computerizzato non figurano assolutamente i dati del coniuge (mia madre), cosa quantomeno bizzarra se si considera che i miei genitori erano sposati da oltre 50 anni. La conclusione alla quale desidererei arrivare è una e molto semplice: come può una donna sola far fronte a sei mesi di vita e spese senza un minimo di introito, e perché si deve aspettare un periodo così lungo per ottenere quello che è un diritto sacrosanto pagato in tanti anni di lavoro!? Dove è lo Stato che dovrebbe proteggere i propri cittadini, in particolar modo quelli più soli e indifesi come le persone anziane!? Mi auguro che la mia protesta non rimanga inascoltata e soprattutto senza voce. Roberta Rizzi


Consegna ai gruppi consiliari di Aquileia, Fiumicello e Terzo: «no» alla verticalizzazione I Ds: «La scuola non si tocca»
Bisogna evitare accelerazioni e fughe in avanti di singoli comuni (in particolare Aquileia) su temi quali quello della verticalizzazione: è il punto centrale di un articolato documento che i Ds di Aquileia, Fiumicello e Terzo hanno elaborato sulla scuola alla fine di un recente incontro al quale hanno partecipato, oltre ai componenti dei tre gruppi dirigenti, anche alcuni amministratori comunali sia diessini che ulivisti. Secondo i Ds, in seguito al blocco della riforma dei cicli imposto dal Governo Berlusconi, la situazione è tutt'altro che chiara. Il documento elaborato dalle unioni comunali della Quercia di Aquileia, Fiumicello e Terzo, esordisce definendo «preoccupante» la svolta imposta del ministro dell'istruzione Moratti poiché il blocco «congela di fatto il processo riformatore determinando seri problemi nelle comunità scolastiche e nei rispettivi comuni». Alla luce di quanto sta succedendo, quindi, per i Ds bisogna «valutare attentamente i progetti realizzati o in programma nei singoli comuni al fine di riprendere un percorso di programmazione avviato in questo territorio e nel cervignanese fin dall'inizio degli anni Novanta». Con un certo orgoglio, i diessini ricordano che «a Terzo, Fiumicello e Aquileia, i comuni hanno sempre considerato il settore della scuola tra i più importanti servizi sociali» investendo risorse considerevoli per sostenere il tempo pieno, le mense scolastiche, i trasporti, i progetti educativi e per aiutare i programmi di offerta formativa. «Le difficoltà registrate quest'anno e la ripresa del percorso pianificatorio nel cervignanese - proseguono i Ds arrivando al cuore della questione - suggeriscono di evitare accelerazioni e fughe in avanti dei singoli comuni e di riprendere il confronto e l'approfondimento delle problematiche relative alla scuola con le famiglie, gli operatori scolastici, le istituzioni, le organizzazioni sindacali per definire soluzioni nell'ottica della difesa della scuola pubblica». I Ds, che sulla scuola hanno costituito anche un apposito gruppo di lavoro, danno mandato ai loro gruppi consiliari di battersi per definire una politica scolastica unitaria.


VILLESSE Mercoledì un rito e presto anche un libro Ricordo di don Bison
Mercoledì prossimo ricorre il decennale della scomparsa di monsignor Giuseppe Bison, parroco di Villesse dal 1941 al 1958 e quindi di Fiumicello dal 1958 al 1975. Nel ricordo dell’uomo e dell’instancabile attività del sacerdote, un gruppo di cittadini di Villesse, Fiumicello e Villa Vicentina (dove il sacerdote ha vissuto gli ultimi anni, accudito dalla premurosa sorella Rita e confortato dall’amicizia di tanti amici ed estimatori) ha costituito il comitato “Ricordiamo don Bison” e ha predisposto una serie di iniziative a celebrazione e memoria. Fra queste, la più interessante e impegnativa è rappresentata da una ricerca storica e relativa raccolta di testimonianze e documenti che tracciano un percorso di vita, di apostolato e di generosità che ha lasciato una segno indelebile nelle tre comunità friulane. I buoni risultati ottenuti con la ricerca e i molteplici consensi rivolti all’iniziativa hanno alimentato l’entusiasmo del Comitato che ha deciso adesso di pubblicare in un volume il materiale raccolto. Un’iniziativa sicuramente meritevole di attenzione e particolarmente vantaggiosa dal punto di vista culturale e storico per le comunità di Villesse, Fiumicello e Villa Vicentina, in quanto rappresenta quasi una rivisitazione di cinquant’anni della microstoria sociale e religiosa dei tre paesi. In attesa della presentazione del libro (la data non è ancora stata stabilita), intanto, mercoledì 21 novembre, con inizio alle 19.30, nella chiesa parrocchiale di Villesse, verrà celebrata una santa messa in memoria del mai dimenticato don Giuseppe, appunto a dieci anni dalla scomparsa.