Domenica 11 settembre, il Piccolo: Ferito accusa: Mi hanno sparato
Domenica 11 settembre, il Gazzettino: Il colpo è partito dall'arma che impugnava
Lunedì 12 settembre, il Gazzettino: Grave ciclista dopo una caduta
Lunedì 12 settembre, il Piccolo: Manuel, Daniele e Stefano: trio inseparabile
Lunedì 12 settembre, il Piccolo: Daniele Cuzziol restò gravemente ferito in un'altra sciagura
Lunedì 12 settembre, il Piccolo: Batte la testa cadendo dalla bici: è gravissimo
Lunedì 12 settembre, il Piccolo: Fossalon, la disperazione di due mamme
Martedì 13 settembre, il Piccolo: Erano andati a fare colazione e stavano tornando a casa
Martedì 13 settembre, il Piccolo: L'Adriaplast si ferma e ricorda Menegaldo
Martedì 13 settembre, il Piccolo: Calma mamma, stiamo rientrando
Martedì 13 settembre, il Piccolo: Nessuna aggressione, si è sparato da solo
Martedì 13 settembre, il Messaggero: L'incidente con 4 morti: forse c'era una terza auto



L'uomo con precedenti penali è ricoverato all'ospedale di Udine in gravi condizioni. Domani verrà sentito dal magistrato Ferito accusa: "Mi hanno sparato" Ma i carabinieri non ci credono. Ritengono che il colpo sia partito dalla sua pistola
Dichiara che gli hanno sparato mentre in piena notte era uscito a comprare le sigarette. Ma i carabinieri sono convinti che invece il colpo sia partito accidentalmente dalla sua pistola, durante una lite. La contorta vicenda vede coinvolto un uomo di 39 anni, Fabrizio Abbasati domiciliato a Fiumicello, ma di fatto originario di Latina e residente a Prato Carnico. Ora versa in prognosi riservata al reparto di chirurgia vascolare dell'ospedale di Udine per ferita da arma da fuoco nella zona inguinale sinistra, ma non è in pericolo di vita. I particolari della vicenda saranno così resi noti forse già domani, dopo gli interrogatori di rito predisposti dal pubblico ministero Alina Rossato che sta conducendo l'indagine. Verso le tre del mattino della notte tra venerdì e sabato, la chiamata al 118 da parte della convivente di Abbasati dalla propria abitazione di Fiumicello. L'uomo in una pozza di sangue era riuscito a portarsi all'uscio di casa e a chiamare la compagna. L'intervento dei soccorsi è stato tempestivo e il ferito prima è stato trasportato all'ospedale di Palmanova, quindi trasferito a quello di Udine. Dal letto dell'ospedale avrebbe dichiarato: "Degli sconosciuti mi hanno sparato". Ma la sua versione è apparsa subito inattendibile ai carabinieri della compagnia di Palmanova e della stazione di Aquileia che si sono occupati della vicenda ed hanno avviato le prime indagini.Infatti è stato appurato che l'uomo manifestava uno stato psicofisico evidentemente alterato, dopo aver effettuato il giro di tutti i bar della zona e, sembra, aver litigato con un cittadino senegalese. A Fiumicello poi, in prossimità dell'abitazione in cui si trovava, è stata rinvenuta dai carabinieri la pistola, una Colt modificata, di proprietà dell'uomo, dalla quale è partito il colpo. L'arma era ben occultata, inoltre sembra che Abbasati non fosse in possesso del porto d'armi. L'ipotesi che si prefigura per l'uomo ora è di simulazione di reato in quanto le forze dell'ordine hanno accertato che nessuno lo ha colpito. L'uomo era già conosciuto alla Forze dell'ordine per altri reati. Alfredo Moretti


L'episodio è avvenuto durante la notte in piazza. La pistola è stata recuperata: si tratta di un giocattolo modificato Il colpo è partito dall'arma che impugnava
Nessuna sparatoria a Fiumicello. L'uomo ferito alla coscia, rischia l'incriminazione per simulazione di reato Allarme nella notte: "Mi hanno sparato". Sono stati i sanitari del "118" a prestare i primi soccorsi a un artigiano di Fiumicello che presentava una ferita d'arma da fuoco all'inguine. Perdeva sangue. All'ospedale, nel reparto di chirurgia vascolare, è risultato che la pallottola aveva seguito un singolare percorso: si era infilata nell'inguine, aveva attraversato la coscia per arrestarsi sotto il ginocchio sinistro. E subito si è affacciata l'ipotesi che la prima versione del ferito potesse non corrispondere alla dinamica di una sparatoria. Le indagini hanno chiarito che l'artigiano, F. A. 39 anni, di Fiumicello è stato vittima di un ferimento determinato da un colpo partito accidentalmente dalla pistola che impugnava. Rischia da un lato la denuncia per simulazione di reato e dall'altro quella relativa alle violazione in materia di detenzione e porto d'armi. Anche perchè dopo il ritrovamento della pistola si è scoperto che non si trattava di un'arma regolare, ma di una pistola giocattolo modificata. Sono state anche ricostruite le circostanze in cui è avvenuto il ferimento. Risale a dopo la mezzanotte sulla piazza di Fiumicello subito dopo una discussione. Forse voleva soltanto esibire la pistola a un conoscente: l'artigiano si è armato. Sia che si trattasse di un'arma modificata, il cui grilletto è suscettibile di scatto anche in presenza di lievi pressioni, sia che un movimento brusco abbia determinato lo sparo, il colpo è partito. L'uomo si è trascinato fino all'abitazione. È stata la convivente a raccogliere le invocazioni di aiuto e a chiedere l'intervento dei sanitari del "118". Poi i carabinieri della compagnia di Palmanova e della stazione di Aquileia assieme a quelli del nucleo operativo di Udine, hanno ricostruito l'episodio. Determinante a fronte delle sue dichiarazioni ("Mi hanno sparato mentre andavo a prendere le sigarette"), è stato l'accertamento dei sanitari: la consulenza medica con la descrizione della traiettoria incompatibile con quella che sarebbe derivata dalla presenza di una seconda persona armata. Le macchie di sangue sull'asfalto, ulteriori riscontri come il ritrovamento ell'arma, hanno consentito di risolvere il "giallo". L'artigiano è stato sottoposto a intervento per l'estrazione del proiettile. I sanitari pur escludendo il pericolo di vita, hanno mantenuto la prognosi riservata.


Grave ciclista dopo una caduta
È ricoverato con un trauma cranico grave in Rianimazione all'Ospedale di Udine Gianluca Visintin, 34 anni, di Fiumicello, in seguito ad una caduta sullo stradone della Mainizza nel Goriziano (località Madonnina). Il giovane stava procedendo sulla sua Cannondale R1000 da corsa sulla statale 351, quando, per cause ancora al vaglio, è caduto. Sul posto il 118 e la Polstrada di Gorizia.


La comunità della frazione gradese di Fossalon sotto shock quando, in mattinata, è cominciata a circolare la voce della morte dei tre giovani Manuel, Daniele e Stefano: trio inseparabile
Il dramma delle madri, entrambe vedove, rimaste sole. Incredulità tra gli amici del bar Centro Tre figli non faranno mai più rientro a casa. Due madri da ieri li piangono: sono Luciana Cuzziol e Carla Menegaldo. Entrambe vedove, entrambe schiacciate dal dolore, entrambe rimaste sole nelle loro abitazioni vuote. "Famiglie annientate", sussurra la gente. Due destini in fondo simili, che si sono tragicamente incrociati una domenica mattina, su quella maledetta provinciale che collega Monfalcone a Grado. Dove tre ragazzi forti, allegri, conosciuti da tutto il paese, Fossalon, hanno visto spezzata la loro giovane esistenza. In uno schianto tremendo. I fratelli Manuel e Daniele Cuzziol, 30 e 27 anni, residenti a Fossalon in via Cava, e Stefano Menegaldo, 26 di Fiumicello, lasciano un vuoto incolmabile. Gli amici, distrutti, arrivano a gruppetti al bar Centro, il punto di ritrovo del paese. Hanno gli occhi arrossati. Sono increduli. Sotto shock. Li hanno visti fino a qualche giorno, ora, istante prima. Non si capacitano di un incidente così assurdo. Di una fatalità di fronte alla quale anche le parole fanno fatica ad uscire dalla bocca. "Li vedevo spesso qui - ricorda Giancarlo Cadenaro, titolare del locale - erano tre ragazzi in gamba, dei grandi lavoratori. Tenacemente attaccati alla vita: ogni occasione era buona per fare festa e divertirsi. Cercavano di godere di ogni prezioso istante. Insieme ci sbellicavamo dalle risate". La piccola comunità fa quadrato attorno alle due famiglie. Che si stringono in un doloroso silenzio. Negli animi di tutti i residenti il primo pensiero va a Luciana e Carla, le mamme. Due donne che si trovano a dover affrontare il lutto da sole. Che già anni addietro avevano perso il marito. "La notizia le annienterà": questo il commento che rimbalza nelle frasi degli amici delle tre vittime. A Fossalon, i fratelli Cuzziol erano stimati e amati da tutti. Manuel, il più grande, avrebbe compiuto 31 anni il prossimo 11 dicembre. Veniva chiamato "Viola", un soprannome che per lui era una seconda pelle, perché così i paesani chiamavano suo padre, scomparso 6 anni fa per un male incurabile. Lavorava come elettricista a Ronchi, in una ditta. Suo fratello Daniele, invece, era portinaio alle cartiera di Duino. Entrambi amavano andare in giro in moto. Manuel, in particolare, era un biker: possedeva una Intruders 800 e la trattava come una reliquia. Insieme, i due fratelli, sempre inseparabili, scorrazzavano in lungo e in largo per la regione: adoravano la vita "on the road", fatta di feste all'aria aperta e rimpatriate a casa di conoscenti. "Manuel era eccezionale - dice Rudy - e io gli volevo un gran bene. Aveva sempre il sorriso. E questo nonostante tutti i problemi che aveva dovuto affrontare alla sua giovane età. In ogni situazione era coraggioso. Non trovo le parole". La voce cade nel vuoto. Nel bar si sente solo lo speaker che commenta alla tv il Gran premio. Ma nessuno guarda quel programma. "Daniel - rammenta Water, un altro amico -, era già scampato per miracolo, il 24 settembre di 5 anni fa, in un incidente. In quell'occasione era passeggero e non ne era uscito incolume: aveva fratturato anca e bacino. Per mesi aveva sofferto tra operazioni, gesso e fisioterapia. Eppure s'era risollevato". Ieri mattina, alla guida della Clio grigia scontratasi con la Suzuki di Bruna Candusso c'era proprio Daniele. "Ogni volta che mi capitava d'essere giù di morale - prosegue Walter - lui era lì: pronto a farmi tornare il buon umore. Ci conoscevamo praticamente dalla nascita. Ricordo le nostre scorribande in corriera, ai tempi delle superiori, quando lui frequentava l'istituto Agrario. Tempi felici. Avrebbe dovuto essere il mio testimone". "Era l'unica persona di cui ero gelosa", aggiunge la sua ragazza. Una passione accomunava Manuel, Daniele e Stefano: la musica dei Nomadi. Non si perdevano mai un concerto. "Erano nomadi in ogni senso: amavano l'avventura - sostiene un altro amico -. Stefano, poi, era una persona brillante. Estremamente intelligente. Leggeva sempre un sacco di libri e riviste. Gli piaceva tenersi informato. Aveva dovuto smettere di studiare a 17 anni, quando suo padre era morto: improvvisamente era toccato a lui, figlio unico, mantenere la famiglia. E lo aveva fatto con orgoglio e dedizione". Stefano Menegaldo era operaio all'Adriaplast di Monfalcone. Da qualche mese frequentava la palestra di Grado e usciva poco la sera, perché si era fidanzato con una ragazza che amava molto. Sabato sera lei era a un addio al nubilato e lui ne aveva approfittato per uscire con gli amici. Non l'abbraccerà mai più. Tiziana Carpinelli


Daniele Cuzziol restò gravemente ferito in un'altra sciagura della strada 5 anni fa
L'estate più nera quanto a tributo di sangue sulle strade del Monfalconese e della Bassa friulana si è conclusa con il più cruento incidente degli ultimi vent'anni. Quattro vittime, una in più di quelle di un analogo tragico incidente avvenuto all'inizio dell'estate a Lignano, le stesse della "giornata maledetta" del 27 agosto scorso sulle strade triestine, ma in tre incidenti diversi. Un bilancio terrificante in termini di giovani vite spezzate, per l'Isontino e il Monfalconese in particolare. Una dozzina di morti, per la maggior parte motociclisti, e una ventina di feriti. Tante vittime, quasi tutte di giovane età. Quasi tutte cadute nella tentazione della velocità durante i weekend. L'ultima vittima, prima del tragico schianto di ieri, era stata Matteo Cosoli, 27 anni, staranzanese, operaio all'AsiRobicon, morto a Duino sulla sua potente moto nell'urto con uno scooterista. Anche quest'ultimo, il triestino Carlo Fratnik, 39 anni, aveva perso la vita nell'incidente in cui era rimasto ferito il figlio. Daniele Cuzziol, una delle vittime dello schianto sul ponte sull'Isonzo, era rimasto coinvolto in un altro grave incidente stradale nel settembre di 5 anni fa tra Grado e Fiumicello, solo a un paio di chilometri dunque dal luogo dell'incidente verificatosi ieri. Nello scontro tra la vettura sulla quale stava viaggiando con alcuni amici e un'altra macchina, morì un gradese, Fabrizio Basso che aveva 32 anni. Daniele Cuzziol, che era assieme alla vittima e che allora aveva 23 anni, se l'era cavata con fratture alle gambe. A causa dei numerosi traumi subiti era stato ricoverato all'ospedale con prognosi riservata.


L'uomo è stato accolto in rianimazione all'ospedale di Udine: ha riportato la frattura della base cranica. Probabilmente non indossava il caschetto Batte la testa cadendo dalla bici: è gravissimo L'incidente ieri mattina lungo la Mainizza. Vittima un ciclista 34enne di Fiumicello di Francesco Fain
Assieme a un gruppo di amici, stava percorrendo lo stradone della Mainizza, in direzione Gorizia. Improvvisamente è caduto dalla bicicletta, rovinando pesantemente a terra. Le sue condizioni sono gravi. Pare non avesse il caschetto protettivo. Protagonista dell'incidente il trentaquattrenne G.V. originario di Fiumicello. In sella a una bicicletta di corsa stava raggiungendo Gorizia quando, all'altezza del quartiere della Madonnina nelle vicinanze di un autolavaggio, è caduto a terra. Dai primi rilievi effettuati dalla Polstrada pare che si sia trattato di una caduta autonoma: potrebbe essere stato un malore a determinarla o la ghiaia che si trova ai bordi della strada che diventa scivolosissima se affrontata con una bicicletta da corsa con pneumatici tubolari. Nel tardo pomeriggio di ieri, le forze dell'ordine non avevano ancora stabilito l'esatta dinamica dell'accaduto. L'incidente è avvenuto poco dopo le 9, ieri mattina. Proprio mentre sulla Monfalcone-Grado (gli incidenti sono stati praticamente contemporanei) perdevano la vita quattro persone. Sul posto è intervenuta immediatamente una pattuglia della Polizia stradale che ha provveduto ad effettuare i rilievi di rito. Quindi, è arrivata l'autoambulanza del 118 che ha fornito le prime cure allo sfortunato ciclista. La prima diagnosi parla di una frattura alla base cranica e di un forte ematoma contusivo alla testa. G.V. è stato condotto prima all'Ospedale civile di via Vittorio Veneto dove è stato sottoposto a una Tac, quindi - vista la gravità delle sue condizioni - è stato chiamato l'elisoccorso che ha provveduto a trasportare il trentaquattrenne di Fiumicello al nosocomio di Udine, dove tuttora è ricoverato nel reparto di Rianimazione. Nel tardo pomeriggio di ieri, le sue condizioni erano stazionarie nella loro gravità. A preoccupare è la frattura alla base cranica: in serata il ciclista di Fiumicello dovrebbe essere stato trasferito nel reparto di Neurochirugia, sempre all'Ospedale di Udine.


La tragedia della strada provinciale 19. I fratelli Manuel e Daniele Cuzziol e Stefano Menegaldo lasciano sole le madri rimaste vedove Fossalon, la disperazione di due mamme Il vicesindaco di Grado, Gianfranco Benolich: conoscevo i ragazzi, sono distrutto Il ricordo degli amici del bar Centro
GRADO. "Una tragedia per due mamme, vedove e ora senza più i figli: dopo aver perso i mariti, sono rimaste proprio sole e disperate. Ma è una tragedia che investe l'intera Fossalon e anche Grado". È la voce commossa del vicesindaco di Grado, Gianfranco Benolich, residente nella frazione agricola, distrutto poco dopo il difficile riconoscimento delle vittime dello schianto che, sul ponte sopra Isonzo, a metà strada tra Monfalcone e Grado, ha strappato la vita a una 71enne e a tre giovani fossalonesi. Benolich non sa darsi pace per il tragico destino dei fratelli Manuel, 31 anni, detto "Viola", e Daniele Cuzziol, 28, che abitavano con la mamma in via Cava, e Stefano Menegaldo, che stava con la madre in una casa proprio sulla provinciale, tra i Comuni di Grado e Fiumicello, con un chiosco per la vendita di ortaggi e frutta e verdura. "Si tratta di una situazione difficilissima, terribile - afferma, commosso, il vicesindaco -. A stento ho riconosciuto i ragazzi, che avevo il piacere di conoscere bene. Ora il primo pensiero è per le famiglie, in particolare per le mamme di questi due nuclei familiari che, ripeto, in entrambi i casi già pagavano per la morte dei papà. Le due donne, le due mamme ancora una volta devono farsi forza. La comunità è sconvolta, è stata una domenica che lascerà il segno, una ferita che difficilmente si rimarginerà e che comunque lascerà una cicatrice molto profonda". Benolich cerca di trovare il giusto coraggio, le parole per avvertire le due famiglie, ma è profondamente commosso e provato. Erano da poco trascorse le 8.30 quando le sirene dell'ambulanza e dei vigili del fuoco di Grado hanno cominciato a rompere il silenzio domenicale dell'isola del sole. Tutti mezzi diretti verso la strada provinciale 19. La tragedia si è consumata con un terribile impatto all'altezza del ponte sull'Isonzo e, per cause ancora al vaglio dei carabinieri (manto strade praticamente asciutto, visibilità ottima), le due vetture non hanno potuto evitarsi. Si ipotizza un malore. Chiusa al traffico per ore la carreggiata, i vigili del fuoco hanno lavorato con gran e impegno e difficoltà per liberare i corpi dalle lamiere della Suzuki Vitara di Bruna Perin Candusso e della Renault Clio dei tre ragazzi di Fossalon. Difficilissimo il loro riconoscimento, tanto che ancora non si è stabilita la loro esatta posizione in auto. La velocità, un malore, un colpo di sonno. La gente di Fossalon preferisce tacere, non commenta. In un battibaleno la notizia fa il giro del paese e tutti, chiusi nel comprensibile dolore, pensano soprattutto alla tragedia delle due madri. Le notizie - anche fra gli amici e i conoscenti del bar Centro, che li ricordano come "bravissimi, sempre sorridenti, pieni di vita" -, si susseguono incalzanti, le speranze si azzerano ben presto e rimane solo la tragedia, l'immane dolore di una domenica che si apre, o di una sabato che si chiude, con quattro morti. Leonardo Tognon


"Erano andati a fare colazione e stavano tornando a casa" RACCONTA L'AMICO
In una piccola comunità si conoscono tutti e il legame, soprattutto fra i giovani, è molto stretto. Per questo le compagnie si formano più facilmente addirittura interscambiandosi in base al momento e ai desideri contingenti, talvolta anche per necessità. È quanto accaduto ai 3 giovani che possiamo definire fossalonesi. Solo per caso la casa di Menegaldo si trova in comune di Fiumicello. La dimostrazione sta nel fatto che il suo padre, scomparso qualche anno fa, è sepolto nel cimitero di Fossalon, in quel camposanto dove mercoledì o giovedì (non si conosce ancora la data dei funerali) troveranno posto anche le bare con i corpi dei tre giovani morti nel tremendoe incidente. "Sono scombussolato - dice Davide "Iaio" Zugnaz - mi è difficile ricordare e pensare. È stata una botta tremenda. E pensare che dedicavano il tempo libero a ristrutturare la loro casa e poi a stare con noi in compagnia. Manuel, grande appassionato di moto, da tempo frequentava una ragazza di Aquileia, "Lala" che aveva già presentato alla sua madre. L'altra sera lei era a un addio al nubilato, lui ha così deciso di passare una serata col fratello e gli amici. A una certa ora della nottata - dice ancora Zugnaz - tutti erano rientrati "Ai due Fiumi" da dove erano partiti lasciando in parcheggio le auto non usate. A quel punto qualcuno è rientrato a casa mentre loro tre hanno deciso di proseguire, di fare ancora un giro e di andare a fare colazione. Penso allo strazio delle loro mamme. La signora Luciana Cuzziol non si rende ancora conto di quanto è accaduto".


TRAGEDIA DELLA STRADA Un minuto di raccoglimento alle 14. Il delegato Rsu: "Era bravo e serio". La mania per i tatuaggi L'Adriaplast si ferma e ricorda Menegaldo Stefano era entrato in fabbrica giovanissimo dopo la morte del padre
L'Adriaplast si fermerà oggi per ricordare Stefano Menegaldo, il ventisettenne, dipendente dell'azienda chimica di Monfalcone, morto nel tremendo incidente di domenica mattina lungo la strada provinciale 19, mentre viaggiava su un'automobile assieme a due ragazzi di Fossalon. I 180 lavoratori dell'Adriaplast si raccoglieranno per un minuto alle 14, cioé al momento del cambio dei turni, quando Stefano avrebbe dovuto iniziare a lavorare. La tragica scomparsa di Stefano Menegaldo ha colpito tutta l'Adriaplast, dov'era conosciuto, per la sua storia personale e perché vi era impiegato da tempo, e apprezzato. Nella fabbrica di via Timavo, ceduta da pochissimo dalla Solvay all'inglese Ineos, Stefano era entrato giovanissimo, nel 1997, pochi mesi dopo la morte del padre. "All'Adriaplast lavorava anche suo padre, Giovanni - spiega Tiziano Pizzamiglio, coordinatore della Rappresentanza sindacale unitaria di stabilimento -, che è stato delegato sindacale qui in fabbrica. Il papà di Stefano è morto molto giovane, di malattia, e lui, figlio unico, è entrato in fabbrica come operaio". Con orgoglio e voglia di fare. "Poteva trarre in inganno - prosegue Pizzamiglio -, con i suoi tatuaggi, ma smentiva presto i cliché. Era un gran lavoratore, un ragazzo intelligente che imparava velocemente". Con un po' di giusta ambizione, Stefano puntava, dopo otto anni in fabbrica da operaio, a diventare capomacchina e per questo si stava impegnando ancora di più. Di lui i colleghi ricordano comunque anche il carattere aperto ed esuberante per cui era conosciuto anche tra i coetanei di Fossalon che frequentava, pur essendo anagraficamente residente a Fiumicello. Stefano Menegaldo, originario di Fossalon, abitava in località Palazzatto, nel territorio comunale di Fiumicello, ai confini con Grado. Il giovane era quindi conosciuto anche nel centro della Bassa friulana, oltre che a Fossalon, dove passava gran parte del suo tempo libero e dove vivevano i due amici, i fratelli Daniele e Manuel Cuzziol, di 31 e 28 anni, che con lui hanno perso la vita nello schianto di domenica mattina sul ponte sull'Isonzo. Stefano Menegaldo abitava con la madre Carla Ferrazzo, casalinga, con un passato di scultrice, che ora è rimasta completamente sola.


TRAGEDIA DELLA STRADA Lo strazio di Luciana Trinco: "I miei ragazzi d'oro". Con la fidanzata Manuel parlava di matrimonio "Calma mamma, stiamo rientrando"
Le ultime parole di Daniele Cuzziol al telefonino. Erano le 8.30 di domenica Un quarto d'ora prima dello schianto il giovane aveva rassicurato la madre. La donna l'aveva già chiamato più volte, quasi avesse un brutto presagio "Stai tranquilla, stiamo rientrando. Siamo sulla strada di casa". Sono le ultime parole che Daniele Cuzziol ha detto al telefonino a mamma Luciana che l'aveva chiamato per sapere quando sarebbero rientrati. Erano le 8.30 di domenica, di quella maledetta domenica mattina. Un quarto d'ora dopo è successo l'imponderabile: a metà ponte dell'Isonzo, a un paio di chilometri da casa, uno schianto tremendo, un frontale tra la Clio, su cui viaggiavano Daniele, 28 anni, suo fratello maggiore Manuel, 31, e il loro amico Stefano Menegaldo, di 27, e la Suzuki Vitara di Bruna Perin in Candusso, 71 anni di Monfalcone. Per i quattro occupanti delle due autovetture una morte quasi istantanea che ha lasciato tutti nello sgomento. Solo verso mezzogiorno, dopo il riconoscimento ufficiale delle salme, i familiari sono stati penosamente avvertiti. Tutti i ragazzi erano orfani di padre. La mamma dei fratelli Cuzziol forse inconsciamente presagiva qualcosa di brutto, aveva qualche timore, qualche brutto presentimento: già in precedenza, verso le 7, si era fatta sentire con i figli che in quel momento si trovavano al bar "La Gisella" in via Boito a Monfalcone, lungo la strada che porta a Trieste. "Avevo due figli - dice piangendo la mamma Luciana Trinco - che lavoravano e volevano bene alla famiglia che per loro era tutto. In questo periodo stavano mettendo a posto la casa per noi". La casetta dei Cuzziol si trova alla fine di via Cava: linda, con un giardinetto ben curato pieno di fiori, dipinta prevalentemente di giallo con piastrelle e mattoni in vista, come quelli sul retro che sono ancora grezzi, dove stava sorgendo un riparo-officina per le autovetture e le moto, grande passione di Manuel che di professione faceva l'elettricista, tanto da aver realizzato interamente da solo tutto l'impianto elettrico della casa. Proprio ieri i muratori avrebbero dovuto gettare le malte. "Erano dei ragazzi solari - dice ancora la mamma -, bravi e buoni e benvoluti da tutti. Erano tutta la mia vita da quando 5 anni fa ho perso mio marito". Ricostruire la nottata trascorsa dai tre ragazzi non è impresa facile. Un tassello in più lo si apprende dalla fidanzata di Manuel, Alessandra ("Lala") Boccalon di Aquileia che in questi frangenti è quasi sempre rimasta vicino a quella che un giorno avrebbe dovuto diventare sua suocera. Con Manuel si frequentava da 3 anni e mezzo, avevano già parlato seppur velatamente di matrimonio. Ebbene Alessandra ha parlato col fidanzato alle 4 del mattino, quando lei stava terminando la festa di addio al nubilato di una compagna di lavoro. A quell'ora i tre ragazzi si trovavano all'"Arenella" di Fiumicello a mangiare delle bruschette. "Manuel - dice affranta dal dolore - era una persona "de oro", non faceva del male neanche a una mosca. Era benvoluto da tutti". Fossalon è dunque in lutto per la scomparsa di questi giovani. In attesa dell'autopsia non è ancora stata fissata la dei funerali. Oggi intanto nella Chiesa di San Marco a Fossalon, dopo la messa delle 19, sarà recitato un rosario di suffragio per i tre ragazzi, perché anche Stefano Menegaldo è considerato a tutti gli effetti un fossalonese. Antonio Boemo


Si tratta di un'arma giocattolo modificata. Denunciato per detenzione e simulazione di reato. Nei guai anche un suo amico Nessuna aggressione, si è sparato da solo Colpo partito accidentalmente dalla pistola che l'uomo teneva in tasca
FIUMICELLO Ora è certo, l'uomo di Fiumicello ha fatto tutto da solo ferendosi accidentalente con un colpo di pistola all'inguine. Nei suoi confronti è scattata una denuncia per simulazione di reato e detenzione abusiva di armi clandestine. Fabrizio Abbafati, il 39.enne che ai carabinieri aveva riferito di essere stato ferito da uno sconosciuto, si trova ancora all'ospedale di Udine. Nei guai anche un suo amico col quale aveva passato la serata e sul quale sono in corso accertamenti. La vicenda, dai tanti aspetti contorti e che ora è al vaglio del Pubblico ministero di Udine Alina Rossato, si è articolata durante le ore notturne di venerdì scorso a Fiumicello, dove l'uomo, originario di Cisterna di Latina, residente a Prato Carnico, ma attualmente domiciliato a Fiumicello dove vive con una donna, aveva trascorso la notte facendo il giro dei bar. Dall'attenta ricostruzione dei fatti da parte dei carabinieri di Aquileia, che poi hanno avuto la collaborazione dei Nuclei operativi di Palmanova e di Udine, Fabrizio Abbafati avrebbe avuto una discussione in un esercizio pubblico di Fiumicello con un cittadino senegalese, munito di regolare permesso di soggiorno e residente a Ronchi dei Legionari. Quest'uomo, visto lo stato in cui versava l'Abbafati, aveva deciso di lasciare il locale. Successivamente lo sparo, partito in maniera accidentale da una pistola giocattolo, abilmente modificata per renderla offensiva, che l'Abbafati aveva tentato di estrarre dalla tasca dei pantaloni. Il proiettilo lo aveva raggiuno all'inguine. Da qui la corsa verso casa a bordo della propria Mercedes seguito da quiell'amico che lo aveva accompagnando in tutte le scorribande della serata e che lo ha rinvenuto in prossimità dell' abitazione della convivente in via Passarella in una pozza di sangue. Anziché prestargli soccorso, però, quest'uomo aveva seguito le indicazioni dell'Abbafati e raggiunto un luogo in aperta campagna si era disfatto dell'arma e della munizioni consegnategli dall'amico. Così a chiamare il 118 è stata l'inconsapevole convivente svegliata da ripetuti squilli del campanello di casa. La pistola giocattolo e 12 proiettili, rinvenuti su indicazione dell'amico di Abbafati sono stati rinvenuti dai carabinieri di Aquileia sotto un albero. Ora le indagini proseguono per verificare la posizione dell'amico che dovrebbe rispondere di favoreggiamento e omissione di soccorso. a. m.


L'incidente con 4 morti: forse c'era una terza auto Fiumicello: non sono stati ancora fissati i funerali di Stefano Menegaldo e delle altre vittime
MONFALCONE. Non è stata ancora chiarita la dinamica del terribile incidente che domenica mattina sul ponte sull'Isonzo, lungo la strada provinciale per Grado in comune di San Canzian d'Isonzo ha visto morire quattro persone: Bruna Perin Candusso 71 anni moglie del noto industriale Galdino "Dino" Candusso, i fratelli Daniele e Manuel Cuzziol, 30 e 27 anni di Fossalon e Stefano Menegaldo 26 anni di Fiumicello. Non sarà facile il lavoro dei carabinieri del Comando di Monfalcone che dovranno ricostruire una dinamica tanto complessa, quanto devastante visto che delle due auto coinvolte, un Suzuki Vitara guidato dalla Perin e una Clio guidata da Daniele Cuzziol, non sono rimaste che lamiere contorte e schiacciate. Le ipotesi che possono essere fatte sono molte, anche se gli inquirenti dai segni lasciati dall'incidente sapranno dare, perlomeno, una spiegazione ad una tragedia che lascia nel dolore tre famiglie. Tra le ipotesi c'è anche quella che entrambe le auto viaggiassero verso Monfalcone, anche se alcune testimonianze darebbero per certa la presenza dei tre ragazzi a Monfalcone verso le 8 del mattino, quindi poche decine di minuti prima dell'incidente ed quindi probabile che poi dalla città dei cantieri si fossero diretti verso Grado. Potrebbe anche essere verosimile la presenza di una terza auto che magari avrebbe costretto i giovani ad una manovra brusca e quindi all'invasione di carreggiata e all'urto frontale con il Vitara, diretto verso Monfalcone e che si sarebbe girato su se stesso, mentre la Clio avrebbe carambolato. L'unica cosa certa è però il dolore dei familiari. Non è stata ancora fissata la data dei funerali, che potrebbero essere celebrati tra un paio di giorni dopo che tutte le formalità del caso saranno concluse. E' probabile che i corpi, che hanno dovuto essere estratti dalla lamiere contorte, vengano sottoposti ad esame autoptico. Fiumicello e Fossalon piangono per Manuel, 30 anni, Daniel, 27, i due fratelli Cuzziol, e per Stefano Mengaldo, 26, tutti con una vita davanti, capaci di condividere la gioia di un sabato assieme. Grandi amici con una grande passione da condividere: i Nomadi e la loro musica. Il bar Centro a Fossalon è il luogo del ritrovo, il centro di una comunità nel dopo-lavoro e qui troviamo la fotografia di una comunità sconvolta, impotente di fronte al peso di una tragedia che schiaccia due famiglie, che schiaccia due mamme già provate dalla sorte, Luciana Cuzziol e Carla Menegaldo, entrambe vedove.(c.v. e l.t.)