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MEMORIALE
che la popolazione di Fiumicello dirige al Ministero
degli Interni in segno di protesta per la soppressione
del proprio Comune e fusione con quello di Aquileia,
giusta il R.D.L. 30/12 1923 N.ro 2907 e in accompagna-
mento al ricorso della IV° Sezione del Consiglio di Sta-
to.
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        la relazione che accompagna il R.D.L. menzionato
è un'esposizione del tutto unilaterale. Non è lodevole
che in questo modo si abbia tentato e riuscito ad ingan-
nare il Consiglio dei Ministri e poi, di riflesso la
Maestà del re. Questa relazione empie di stupore per-
chè lascia adito a considerare che facilmente si può
trarre il Governo ad inganni. Il desiderio di illumina-
re codesta Autorità dimostrando quella verità che ai
nostri danni viene falsata e persuasi del buon nome del
Governo che certamente perde nel rivelarsi troppo premu-
roso per quanto, unilateralmente, gli fu esposto, noi
presentiamo questo memoriale che rispecchia chiaramente
la situazione di Fiumicello.
        La Comunità (Gastaldia) di "Flumen-Thielì" ri-
sale all'alto medioevo. Nel 1346, cioè al tempo del
grande splendore del Patriarcato, venne eretta in Par-
rocchia. Parroco di Fiumicello era l'abate di Beligna
membro del parlamento friulano. E questo rivela la rico-
nosciuta importanza del Comune fin da allora. Non quindi
come è introdotto nella relazione diretta a S.M. il Re,
la terra di "Fiume-Cel" fu avvulsa da Aquileia per per-
tinace ostilità da parte delle autorità austriache ma
invece essa fu staccata per separazione perfettamente
naturale e spontanea e ben prima che l'Austria sorgesse
e in tempo di grande splendore dello Stato Aquileiese.

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La colpa della decadenza di Aquileia non deve essere
attribuita alla ostilità di nessun Governo ma soltanto
alla trascuranza dei suoi abitanti. Noi fiumicellesi
già abitanti del suburbio dell'antica città latina, e
quindi discendenti da quella antica razza celtica che
oggi nell'Emilia, Lombardia e Piemonte, costituisce
l'ossatura produttrice dell'Italia, noi restiamo indi-
gnati per questa aggregazione, più ancora per il modo
come viene condotta, (delibera modalità aggregazione)
e ancor più per le finalità inconfessate che si vogliono
raggiungere.
        Come Roma papale aveva la pretenziosità di vivere
sulle spalle altrui, così fu d'Aquileia latina e patriar-
china. Questa abitudine vi è talmente radicata nell'a-
nimo dell'aquileiese che si crede in diritto a pretende-
re elargizioni a tal punto da ritenere un'ingiustizia
quando non le vengono fatte. La città morta ebbe dal-
l'Austria ogni cura (altro che ostilità!!). Mille
progetti furono fatti per farla risorgere ma sempre i-
nutilmente. Per quasi un ventennio, sotto Maria Teresa,
il suo territorio assorbì ben 1877 fiorini all'anno in
opere di bonifica. (cifra che ha bisogno di essere il-
lustrata con l'osservazione che allora tutte le spese
della Contea Principesca di Gorizia e Gradisca sommava-
no a 95.000 fiorini; confrontando le spese di allora con
quelle di oggidì era come se nel 1922, ultimo anno di
vita della Contea, fossero state stanziate per Aquileia
ben annue 138.424 Lire.) Tante cure e tanto denaro fu-
rono elargiti invano alla terra aquileiese perchè nulla
essa fruttificò malgrado la sua ferracità.
        Quanto trovasi ad Aquileia fu fatto con denaro
altrui: chiesa, campanile, canali, argini, museo, siste-
mazione dei campi ecc. ecc. Con tutto ciò vennero
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lasciate in abbandono quelle grandiose opere di bonifi-
ca costruite con tanti sacrifici. Si pretendeva forse
che lo stato, dopo compiuta l'opera, pensasse anche
alla sua manutenzione?
Oggi si vuole farla sorgere col pagliativo delle
aggregazioni che daranno un ben misero aiuto alla cit-
tà morta in confronto delle enormi somme già inutil-
mente devolute nel passato.

LA SUPERIORITA' DI FIUMICELLO
a) Per laboriosità
        A ben altra considerazione e tratta la mente os-
servando il Comune di Fiumicello. Cent'anni fa la po-
polazione di questa terra ascendeva appena a 800 abi-
tanti sparpagliati su un terreno già esausto e soffo-
cata dal latifondismo. In un secolo questa gente ha sa-
puto quintuplicare se stessa oltre che a mandare molte
famiglie in Brasile e a Trieste; ha mostrato poi una
speciale attitudine ad assorbire la civiltà e la tecni-
ca moderna; macchine agricole prontamente adottate, con-
cimi chimici, cooperative di produzione, di smercio e
di consumo.
        I 4039 abitanti odierni non vivono come quelli
di Aquileia addensati a dei centri, con le case a ridos-
so una dell'altra e i cortili rientranti nei cortili
il tutto come fatto apposta per tenere gli uomini lon-
tani dalla terra e quindi dal lavoro e farli perdere
i lunghi meriggi nelle chiacchiere inutili, ma con le
case sparpagliate e ubicate sulla terra stessa le col-
tivano e in modo che nessun perditempo deve consumarsi
col vicino, ne alcuna energia per fare la strada onde
recarsi al lavoro. Il fiumicellese ama la terra e vive
per essa. Da quì tutta la sua ricchezza e il bisogno
istintivo di non abbassarsi agli altri ma di far tut-
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to da se. E mentre Aquileia arginava le sue paludi a
stessa cosa ma con le sole sue risorse pagando gli o-
perai (vi è memoria) con un funto di frumento.
b)Per amore alla terra
        I vecchi si ricordano che tutto il Comune giace-
va ai piedi di quattro cinque latifondisti che viveva-
no nell'ozio e nella ignoranza. Dopo il 1870 cioè da
quando la scuola elementare istituita nel 1860 (men-
tre Aquileia ebbe il beneficio di averla - ma inutil-
mente - quasi un secolo prima) cominciò a dare i suoi
frutti, vi fu un risveglio generale. I terreni della
comunità furono divisi nella quasi totalità in 1400
particelle e date in sorte ai membri del Comune e in
modo che ognuno si ebbe particelle di bosco, di arativo,
e di prato. Il desiderio di terra fece associare il col-
tivatori del latifondo Gregorutti che lo acquistarono
e se lo divisero nel 1901. Nello stesso modo fu acqui-
stato dai coltivatori il latifondo Peteani e, due anni
fa, quello dell'Ospedale Fatebenefratelli di Gori-
zia.
        A questo che può contraporre Aquileia?
        Due anni fa fu dal Municipio di Udine messo in
vendita il latifondo ereditato dal Conte Toppo. Per vo-
lontà della rappresentanza comunale di Udine fu dapprima
offerto ogni apprezzamento al suo coltivatore. Ebbene,
nessun contadino aquileieseha voluto acquistare quel-
la terra che coltivavano da più che 50 anni. Fu invece
acquistata in blocco da capitalisti che la vendettero
più cara a spezzati, nessuno dei quali fu acquistato
dai coltivatori diretti aquileiesima da quelli dei
villaggi contermini (da Terzo, Villa Vicentina e Fiumi-
cello) o da altri capitalisti.
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c) Per organizzazione
        Nel 1895 a Fiumicello sorse la prima Cassa Rurale
del Friuli Orientale, nel 1900 la Prima Latteria Coope-
rativa, più tardi una cooperativa di consumo, poi una
Società per l'Assicurazione del bestiame. Di coopera-
zione ad Aquileia non se ne parla e se non se ne mai
parlato.
        Durante la guerra le terre fiumicellesi furono de-
vastate, nel mentre Aquileia rimase presso che immune
da danni. Si noti che a guerra finita, per la requisi-
zione di tutti cavalli, di circa 400 bovini e oltre la
metà dei carri rurali, il Comune giaceva boccheggianete,
disanimato. I danni di guerra non vennero che tardi e
in quantità affatto inadeguata al danno. Ora dopo sei
anni dalla guerra le terre fiumicellesi trovansi nelle
medesime condizioni di coltura di quelle di Aquileia.
        Le finanze comunali seppero sostenere la crisi non
solo ma provvidero a diminuire la tumultuante disoccupa-
zione nel 1920 e 1921 con ben 100.000 Lire di lavori e
senza alcuno aiuto da parte dello Stato, salvo Lire
15.000 avute dalla Provincia per la lotta antimalarica.
Devesi ricordare che mentre prima della guerra, con una
lotta trentennale, la malaria era ridotta a poca cosa,
ne 1920 il censimento malarico diede ben 1400 casi do-
vuti a una estensione del morbo per cause note ed igno-
te. Il paese seppe resistere con le sole sue risorse a
questa spaventevole crisi sanitaria, alla devastazione
morale e materiale della guerra, alla crisi zootecnica
e agricola non solo ma superare ogni male con ritmo
sempre più crescente e in modo che nel 1923 il Conto
Consuntivo del Comune si chiuse con 12.353.07 Lire di
Civanzo.
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d) Per amore allo studio
        La superiorità di Fiumicello è rivelata dal non mai
smentito amore allo studio. Dal 1900 in qua ben 9 fiu-
micellesi hanno fatto studi accademici, 8 studi magi-
strali, 6 studi agricoli, 7 in altri rami. Quanti ne
ha dati Aquileia? Salvo errore non più di otto in tutti
assieme. Malgrado tutti gli ostacoli opposti dal carovi-
ta e dalla riforma Gentile agli studenti della campagna,
questo amore allo studio non viene meno. La classe stu-
dentesca del testè decorso anno era rappresentata da
15 fiumicellesi. Quanti aveva Aquileia? -- Due soli.
e) Per patriotismo
        Per la dignità della gente italica e vergognoso
constatare che Aquileia - che ripete la sua origine e la
sua grandezza da Roma - non abbia sentita alcuna chiama-
ta della Patria dal 1848 in quà. Le feste patriottiche
in senso austriaco, che qui vi si organizzavano prima
della guerra, riuscivano imponenti; le feste della Lega
Nazionale invece riuscivano bensì bene ma soltanto per
il concorso dei forestieri, poichè la popolazione si
teneva in disparte indispettita e irritata. Nel 1904
la popolazione si organizzò e nel pomeriggio del dì
della festa della Lega mentre da tutte le parti della
Giulia affluivano i forestieri, improvvisamente si sol-
levò e fece il finimondo devastando tutto.La latina
Aquileia diede al mondo il più miserando spettacolo di
se stessa.
        Le feste del Gruppo della Lega Nazionale di Fiu-
cello - che contava 147 mambri - seppure come sempre,
organizzate con le sole risorse del paese, riuscivano
sempre bene.
        E i morti per la causa italiana dell'ultima guer-
ra?
        Fiumicello ne ha cinque, due di prigione e tre
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di piombo.
        Aquileia non ha nessuno.
        E i volontari dell'ultima guerra?
        Fiumicello ne ha undici, Aquileia ne ha cinque.
        E l'internati e perseguitati politici dall'Austria
nell'ultima guerra?
        Fiumicello ne ha quattro, Aquileia nessuno.
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        Per patriotismo, per amore allo studio e al la-
voro e per dignità umana Fiumicello è la vera degna e
non occasionale patria di Pietro Blaserna
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        Nella primavera dell'anno scorso, originata non
si sa da chi, si era diffusa nella parte redenta del
Friuli la diceria che lo Stato voleva costituire dei
grandi Comuni raggruppando a tre a quattro a cinque
gli attuali comunelli. Fiumicello già Comune grande che
viveva relativamente florido con le proprie risorse,
poteva essere lasciato a se stesso, oppure, per risar-
cirlo della perdita di Isola Morosini che fu tolta a
Fiumicello per ragioni ancor oggi inesplicabili e uni-
ta a S. Canzian d'Isonzo, in modo così artificiale e
scomodo che gli isolani per recarsi al proprio Munici-
pio, devono attraversare tutta Fiumicello, poteva es-
sere unito a Villa Vicentina. Poteva anche per moderniz-
zare Aquileia, essere unito a quel Comune ma sempre
lasciando alla capacità e attitudine degli abitanti il
sistemarsi come meglio credessero.
        Questo oggi si vuole anche impedire.
        L'articolo 3 della delibera di aggregazione di
Fiumicello del 10 corr. impegna per sempre questo Co-
mune a lasciare che la sede degli affari e del Municipio
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futuro sia ad Aquileia e che questa più numerosa popo-
lazione debba percorrere da cinque a dodici chilometri,
di strada e perdere del tempo prezioso. Più giusto e più
logico sarebbe stato non menzionare queste cose e lascia-
re all'Amministrazione comunale il disbrigo di queste
facende interne.
        Con l'atto di aggregazione vogliono impegnarci
per omnia secula a lasciar vivere lontano da noi la
cosa pubblica sperando che noi ci disaffezioneremo e la
lasceremo in balia dei signori di colà.
        E' mostruoso che una popolazione meno numerosa,
debba avere tutte le comodità e rendersi compartecipe
del patrimonio altrui soltanto in virtù della sua di-
scendenza da grandi antenati, mentre che noi, come pu-
re la frazione di San Zili, perchè viventi ai margini
dell'antica città, borghi già abitati da popolazione
celtica ma oggi più progredita, dobbiamo pagare lo scot-
to. Questa constatazione ci rende odiosa l'aggregazione
e soprattutto le modalità dell'aggregazione.Questa si-
tuazione ci è tanto più odiosa perchè di sicuro strap-
pata con false notizie a un uomo che proviene dalla
"terra faticosa", non cresciuto fra le fantasticherie
degli stemmi gentilizi, che ha svolto la sua attività
in Emilia e Lombardia pieni di vita e da dove, per sa-
lire al potere, ha attraversato le solitudini del Lazio
che devono ben averlo fatto meditare sulla ascensione e
decadenza delle razze.
Se l'aggregazione deve avvenire - per ragioni che
noi non riusciamo ad afferrare, come ancora non siamo
stati capaci di comprendere il motivo per cui ci tolse-
ro Isola Morosini - codesta Autorità deve tenere presente:
        1°) che a Fiumicello si trova più gente che ad A-
quileia,
        2°) che la strada che deve percorrere questa gente
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per recarsi alla sede del futuro Municipio per i tanti
affari, varia dai cinque ai dodici chilometri;
        3°) che sarebbe più giusto si scomodassero i 3000
abitanti di Aquileia che i 4000 e più abitanti di Fiu-
micello.
        Per conseguenza logica se ne deduce che la sede
degli affari Municipali dovrebbe trovarsi a Fiumicello
che è paese di vita e non di morte.
        In questo caso per il nome non dovrebbero essere
fatte questioni. Per noi che viviamo nella realtà ve-
ra della vita ci basta avere la sede del Municipio on-
de poter dirigere gli affari comunali con quella perspi-
cacia che ci distingue e impedire che il Municipio di-
venti una sorgente di essicamento delle nostre ricchez-
ze. La solerte popolazione di Fiumicello non si rifiute-
rà mai di accollarsi quelle spese che si rendessero ne-
cessarie per il mantenimento delle reliquie antiche e
dei monumenti.
        Quanto noi chiediamo serve prima di tutto per noi
e, di riflesso serve poi per tutta la collettività. Noi
vogliamo difenderci dal gruppo dei latifondisti aqui-
leiesi che intendono, scaricare gli oneri della munici-
palità sui contribuenti fiumicellesi riservando a se
il dominio amministrativo.
        Lo Stato contro ogni nostro desiderioci addossa
il peso di Aquileia, ed è giusto che noi pretendiamo
il diritto di amministrarla e di portare la sede degli
Uffici dove ci torna più comodo.
Ecco quanto scrive di Fiumicello lo storico don
Angelo Nolaro passando in rassegna i paesi del Basso
Friuli: dopo l'averee esposte le vicende storiche,
"La sua campagna uniforme, ma bella, tutta percorsa
da lunghi filari di olmi (tagliati durante la guerra)
sostenenti i festoni delle viti, da strade fiancheggia-
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te da alte siepi e da molte acque. Ad eccezione di qual-
che piccolo raggruppamento di case, come a S. Valentino,
St. Antonio, Papariano, ecc. il resto della borgata è
sparso nei campi, fra le biade e le vigne o nascosto
fra il verde opaco di una vegetazione alta e densa.-
Che è Fiumicello? un villaggio che non è villaggio, ma
uno sparpagliamento vago di cascine e di casolari su
una campagna vastissima, adorna di boschetti, di festo-
ni, di viti e di biade dalla quale si elevano a mille
e mille sussuri e ronzii di insetti, canto di uccelli,
schiammazzi di galline, muggiti di armente, grida di
bifolchi."
        E più oltre.
" La sua terra è la più produttiva del Basso Friuli
e la sua gente è forse la sola che conserva interamen-
te certi tratti caratteristici dell'antica razza latina."
        Dopo questa testimonianza di un forestiero noi cre-
diamo di non esserci incensati senza ragione.
        Dopo queste delucidazioni delle quali il Governo
doveva essere certamente ignaro, perchè altrimenti non
ci si può spiegare e il decreto e la relazione, noi fi-
duciosi invochiamo l'abrogazione del decreto che per
noi suona castigo e umiliazione.
        Se ciò non fosse possibile ottenere - per ragioni
che non ci è dato conoscere - noi invochiamo che le fac-
dende interne del nuovo Comune siano regolate da noi
sia nelle modalità dell'aggregazione che nello stabilire
la sede del Municipio.
Fiumicello, addì 2 Agosto 1924.